Le carte da gioco rappresentano da tempo immemore un elemento importantissimo del folklore italiano. La storia delle carte da gioco affonda le proprie radici nella Cina di oltre 1.000 anni fa, ma oggi è soprattutto nel Belpaese che riscuotono successo. Sono numerosi i mazzi regionali nei quali è possibile imbattersi girando per lo Stivale. Quelli napoletani sono indubbiamente i più diffusi, ma esistono anche carte dal valore prettamente collezionistico che raramente vengono impiegate a tutti gli effetti nel gioco. Un caso esemplare è rappresentato dalle carte friulane, di cui sono rimaste ben poche tracce ormai. In passato, precisamente fino all’800, esisteva nello specifico un mazzo udinese, che aveva diversi tratti in comune con le attuali carte trevisane. Si trattava di un mazzo da 52 carte, a doppia figura, dove non comparivano indici numerici e non venivano indicati espressamente i nomi delle figure. Queste carte si distinguevano per appendici triangolari nere.
Non erano pochi i riferimenti a Udine. Il re di bastoni recava lo stemma della città, mentre l’asso presentava il motto “Se perdi tuo danno”, leggermente modificato nel moderno mazzo trevigiano. Nell’asso di coppe si poteva leggere invece la frase “W noi” e in quello di spade “Chi vince gode”. Nessun motto era contenuto nell’asso di denari. Per il resto, il mazzo udinese era facilmente riconoscibile da chi era abituato a maneggiare gli altri mazzi regionali italiani. Nel tempo queste carte hanno lasciato sempre più spazio a quelle trevisane, utilizzate specialmente nel Veneto e in Friuli.
Proprio di recente è stata tentata un’opera di rivalutazione delle tipiche carte friulane attraverso il mazzo delle Vilane, chiaramente ispirato alle carte di Udine. A curare il progetto è stata l’Accademia di Belle Arti G.B. Tiepolo di Udine, che la presentate ufficialmente nel 2023. Le Vilane sono nate dall’iniziativa e dalla creatività di 3 studenti locali, coadiuvati dal docente Luca Fattore nell’ambito del Corso di Laurea di Graphic Design per le Imprese. In seguito Modiano si è occupato della loro diretta produzione.
Come intuibile, non sono pochi gli elementi mutuati dalle carte trevigiane e triestine, contornati però da alcuni riferimenti alla storia friulana del 1500, come quelli relativi alla rivolta della Crudêl Joibe Grasse del 1511. Ogni seme, inoltre, è associato ad un determinato ceto sociale: i bastoni riguardano i contadini rivoltosi, le spade indicano la nobiltà, le coppe rappresentano il clero e i denari infine la borghesia. I disegni hanno richiesto una cura notevole anche per riprodurre fedelmente i vestiti di quel periodo. Tra i simboli più curiosi che si possono notare in questo mazzo emerge lo stemma della Casa della Contadinanza, ma non mancano le maschere che ricordano il massacro di Carnevale.
Cosa si può fare con il mazzo delle Vilane? I giochi praticabili spaziano dalla briscola alla scopa, passando per il famoso asso piglia tutto. Le differenze sostanziali con i mazzi più comuni riguardano semplicemente la realizzazione e le raffigurazioni. Oggi è ancora presto per capire se le Vilane prenderanno piede come è successo con le carte napoletane in Campania e nel resto d’Italia, ma di certo svolgono un ruolo fondamentale nella salvaguardia della cultura friulana. Chissà che in futuro non possano prendere vita altre idee di questo genere…