TRIESTE – È una della personalità musicali di riferimento nella storia triestina: classe 1985, violinista fra i più apprezzati del suo tempo, Cesare Barison fu artista noto in tutto il mondo, compositore e didatta, a lungo impegnato come docente al Conservatorio Tartini di Trieste, e anche Sovrintendente del Teatro Verdi. Nel 1974 che segna i 50 anni dalla sua scomparsa, Barison “torna” idealmente al Conservatorio Tartini, grazie al dono prezioso della sua famiglia, il ritratto d’autore firmato dal grande pittore triestino Mario Lannes, consegnato dai discendenti del violinista – la nipote Giannina Goldstein e il pronipote Carlo Goldstein, affermato direttore d’orchestra – che personalmente hanno consegnato il quadro in occasione del concerto omaggio per Barison, organizzato lunedì 6 maggio nella Sala Tartini, affidato all’interpretazione di Fabrizio Falasca, uno dei più noti violinisti italiani del nostro tempo,- per gentile concessione della famiglia impegnato al violino Francesco Rugeri del 1690, appartenuto a Barison – e del talentuoso pianista Matteo Di Bella. «Siamo grati alla famiglia Goldstein per questo gesto di generosa condivisione con la città, e con le future generazioni di giovani musicisti che si formeranno al Conservatorio Tartini – spiega la presidente del Conservatorio Tartini, Daniela Dado – Cesare Barison è una figura centrale per la Trieste musicale e per il nostro Conservatorio, dove è stato a lungo docente e dove ha trasmesso, insieme all’arte violinistica, quella passione per il “fare musica” che è valore primario di un’istituzione che vuole aprirsi ai giovani. Proprio ai suoi studenti Barison aveva dedicato anche un monumentale manuale didattico, La Tecnica superiore del Violino, adottato come supporto di studio anche all’estero. Ringraziamo quindi l’Avvocato Giannina Goldstein e il Direttore d’Orchestra Carlo Goldstein, a nome del Conservatorio e della città». «Il ritratto di Cesare Barison – conferma il Direttore del Conservatorio Tartini, Sandro Torlontano – sarà a breve posizionato negli spazi di via Ghega, dove l’artista e didatta merita di essere ricordato nel tempo per l’impegno profuso e l’autorevolezza della sua opera».
Veneziano di nascita, Cesare Barison, mancato il 15 aprile 1974, era figlio del pittore Giuseppe Barison. Talento violinistico precoce, fu accolto alla scuola del grande Otakar Ševčik, a Praga, e iniziò la sua carriera poco più che ventenne ottenendo vasti consensi in tutta Europa: suonando a Berlino il Concerto di Bruch alla presenza del compositore, esibendosi a Budapest, Vienna, Montecarlo e in Egitto, in Messico e a Cuba, raccogliendo il consenso entusiasta di Godowsky, incontrando Kreisler, la Pavlova, Grumiaux, e Milstein. Eletto all’unanimità Sovrintendente del Teatro Verdi, Barison siglò un decennio felice di rinascita musicale per la città e per il suo teatro, contrassegnato da debutti di grandi voci liriche e da una programmazione cosmopolita di ampio respiro. Negli anni successivi, al fianco delle attività concertistica e didattica mai interrotte, si dedicò alla pubblicazione di vari saggi, per congedarsi dal concertismo attivo dopo gli ottant’anni, eseguendo per l’ultima volta il Concerto di Brahms, diretto da Ansermet, proprio al Teatro Verdi di Trieste. Poco prima di morire, nel 1974, diede alle stampe il libro Trieste città musicalissima: un commiato destinato a tenerlo vivo nel ricordo della sua città.