Albino Armani nasce sul Monte Baldo, in quella striscia di terra ancora oggi poco conosciuta, la Vallagarina, che separa Veneto e Trentino, a rappresentare uno storico collegamento tra il mondo mediterraneo e quello alpino. Dal 1607, la famiglia Armani è legata a doppio filo a questo territorio – “Io sono di questa valle. Come un sasso, come una pianta, appartengo a questa terra”, dice sempre Albino; una terra che proprio sull’antica componente agricola e sul ‘saper fare’ – approccio che ancora oggi caratterizza ogni aspetto aziendale e produttivo – ha fondato la propria ricchezza.
Dalla vigna alla cantina, per Albino Armani, da sempre, il vino è tutto tranne che una bevanda. È storia, identità, tradizione, cultura, paesaggio, e come tale va rispettato, valorizzato e protetto, perché parte integrante del patrimonio sociale e culturale.
Giovedì 21 marzo, alle ore 18:30, presso lo spazio L’Ultimo Mulino di Fiume Veneto (PN), Albino Armani si racconterà in una tavola rotonda intitolata “Il vino e il suo significato storico, culturale e materiale in Veneto e Friuli” al fianco di altri due grandi esponenti della viticoltura del Nordest italiano: Alberto D’Attimis e Alberta Bulfon. Questo incontro si inserisce nell’ambito del convegno “La simbologia cristiana della vite e del vino”, con inizio alle ore 17.30, organizzato dall’associazione culturale Noria e condotto dal Professor Giuseppe Virgilio, con la moderazione di Emilio Mordini. A chiusura lavori, il pubblico intervenuto potrà godere di un rifresco ‘al fogolar’ e conversare con i relatori della serata, degustando un calice di buon vino offerto dai tre vignaioli.
Secondo Albino Armani, le scelte degli agricoltori o di chi, più in generale, produce reddito dal proprio territorio giocano un ruolo fondamentale nella valorizzazione dello stesso. È doveroso mostrare un atteggiamento responsabile in ogni aspetto produttivo, e quindi anche nella proposta enologica, e una visione più ampia di sostenibilità ambientale, che parli sì di buone pratiche agronomiche, ma anche di salvaguardia e di “sostegno” vero e proprio di tutto il territorio, verso un obiettivo comune di chi condivide e vive uno stesso luogo. “Per possedere questo concetto di sostenibilità credo sia fondamentale appartenere a un territorio e sentirlo tuo”, dice Albino.
Da oltre trent’anni, infatti, la famiglia Armani si dedica alla ricerca, alla selezione e alla salvaguardia di alcune varietà ancestrali autoctone della Vallagarina che erano a rischio di estinzione, come il Casetta (Foja Tonda nel dialetto del posto, coltivata anticamente nei territori di Dolcè, Ala e Avio) o la Nera dei Baisi, con l’obiettivo di restituire identità a questa terra di “terra di mezzo”. Un lavoro lungo ed appassionato – oggi testimoniato dalla preziosa Conservatoria (un vigneto che ospita al suo interno 13 varietà locali oggetto di studio e di tutela) – svolto in collaborazione con importanti istituti di ricerca come la Fondazione Mach di San Michele all’Adige e che ha portato a grandi risultati: dal 2002, infatti, il Foja Tonda è stato reinserito tra i vitigni ammessi alla coltivazione (con iscrizione al catalogo nazionale delle viti) e dal 2007 riconosciuto D.O.C. Terra dei Forti.
Un’attrazione per le uve indigene che si estende oggi anche nell’Alta Grave Friulana, a Valeriano, e che dà vita al più recente progetto Terre di Plovia, dove l’azienda ha portato il suo modo di lavorare rispettando e valorizzando l’identità ampelografica – che vanta vitigni storici e poco conosciuti come lo Sciaglin, il Piculit Neri e l’Ucelut – e la cultura vitivinicola locale.
Vi aspettiamo all’Ultimo Mulino!
La partecipazione all’evento è gratuita, ma è necessario registrarsi inviando una mail a
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