TRIESTE – Il Premio Marco Luchetta si erge a simbolo di speranza e pace in un mondo segnato da conflitti. Quest’anno, la nuova edizione del premio, dedicato al giornalista scomparso, si concentra sull’importanza di illuminare il cammino verso la pace. Daniela Luchetta, madre di Marco, sottolinea che il premio non vuole solo commemorare, ma anche dare voce a coloro che soffrono in silenzio, vittime di una violenza imposta da chi rifiuta la ricerca di una soluzione pacifica.
Il Premio speciale e le voci della pace
Con la domanda “Cosa c’è di più cruciale oggi del perseguire la pace?”, Daniela Luchetta mette in luce l’aumento della violenza nel mondo. In un contesto di guerre e conflitti apparentemente senza fine, il premio celebra coloro che con coraggio cercano di abbattere le barriere dell’oppressione. Un esempio è il magazine +972, composto da giornalisti palestinesi e israeliani, che riceve il Premio speciale per il loro impegno nell’offrire un’informazione bilanciata, rara in un contesto così delicato.
La menzione speciale va a Giacomo Gobbato di Mestre, un giovane di soli 26 anni che ha perso la vita mentre difendeva una persona attaccata. Il suo gesto di altruismo e coraggio rappresenta un esempio di umanità e solidarietà, valori che devono essere rispettati e celebrati oggi più che mai.
Un approfondimento sul tema della pace
La serata continua con un panel dal titolo “Gaza, dove muore la nostra umanità” alle 17.30, con testimonianze di Francesca Mannocchi di La7, Azzurra Meringolo Scarfoglio di Giornale Radio Rai e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Riccardo Iacona, presidente della giuria, sottolinea che il focus di quest’anno è sui bambini, vittime innocenti dei conflitti in paesi come Ucraina, Medio Oriente, Yemen e durante le rotte migratorie. L’incontro offre l’opportunità di discutere della libertà di stampa, fondamentale per la democrazia e per la quale molti colleghi hanno sacrificato la vita.
Una riflessione sul futuro delle migrazioni
La giornata si conclude alle 20.30 con lo spettacolo “Il secolo è mobile. Una storia delle migrazioni in Europa vista dal futuro” a cura di Gabriele Del Grande, giornalista, autore e attivista. Attraverso un monologo multimediale ispirato al suo ultimo libro, Del Grande esplora il tema delle migrazioni da una prospettiva futuristica. Uno spettacolo che unisce teatro e audiovisivi, in collaborazione con il festival S/Paesati.