A Pordenone la grande mostra dedicata a Pietro Giacomo Nonis tra fede e arte

A Pordenone e Vicenza un progetto espositivo celebra Mons. Pietro Giacomo Nonis, tra fede, arte e impegno civile.

03 ottobre 2025 20:00
A Pordenone la grande mostra dedicata a Pietro Giacomo Nonis tra fede e arte -
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PORDENONE, 4 OTTOBRE 2025 – Una figura che ha inciso profondamente sia nella comunità religiosa che in quella civile: a Pietro Giacomo Nonis viene dedicato un ampio progetto espositivo che accompagnerà il pubblico dall’autunno 2025 alla primavera 2026, nei territori in cui ha lasciato un’eredità spirituale e culturale indelebile.

Originario di Fossalta di Portogruaro, sacerdote della Diocesi di Concordia-Pordenone, docente e prorettore vicario all’Università di Padova, Nonis divenne Vescovo di Vicenza nel 1988, esercitando un ministero che ha intrecciato spiritualità, cultura e società civile.

Una doppia mostra tra Pordenone e Vicenza

A undici anni dalla morte e a 75 anni dalla sua ordinazione sacerdotale, prende il via una duplice mostra: a Pordenone, dal 4 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026, e a Vicenza, dall’1 febbraio al 12 aprile 2026 (con inaugurazione il 31 gennaio).

L’iniziativa, dal titolo “Pietro Giacomo Nonis. Vivere il proprio tempo nella fede e nell’arte”, è promossa congiuntamente dal Museo Diocesano di Arte Sacra di Pordenone, dal Museo Diocesano di Vicenza e dalla Fondazione etnografica culturale Pietro Nonis, con il sostegno della Regione FVG, del Comune di Pordenone e della Fondazione Friuli, organizzata dall’associazione culturale Casablu e patrocinata dal Comune di Fossalta di Portogruaro.

La mostra rientra nel programma “Verso Pordenone Capitale Italiana della Cultura 2027” ed è parte delle iniziative della Diocesi di Concordia-Pordenone per l’anno giubilare della Speranza.

Un’eredità spirituale e civile

Mons. Nonis è stato editorialista de Il Popolo, ma anche di testate come Il Gazzettino, Il Giornale di Vicenza e La Voce dei Berici, intervenendo sui temi più complessi dell’attualità con linguaggio diretto e profondo.

Studioso, professore, sacerdote, vescovo e collezionista, ha sempre guardato con attenzione alla creatività umana, anche nelle espressioni più semplici, riconoscendone il valore culturale e antropologico.

Le opere in esposizione

La mostra pordenonese, curata da Fulvio Dell’Agnese, presenta una settantina di opere:

  • circa 30 pittoriche e plastiche (oli, sculture, icone, tempere),

  • una sezione etnografica con sculture bronzee e lignee, maschere zoomorfe e reperti raccolti da Nonis,

  • una grande ammonite fossile del Cretaceo, testimonianza del suo interesse anche per fossili e minerali,

  • una sezione dedicata alle campane, passione di Nonis che contribuì alla fondazione del Museo Veneto delle Campane di Montegalda.

Le opere provengono da musei e collezioni pubbliche e private: Museo Diocesano di Pordenone e Vicenza, Museo Civico d’Arte di Pordenone, Museo Antoniano di Padova, Duomo di San Marco di Pordenone e la collezione della famiglia Nonis.

Tra Ribera e Carneo: capolavori a confronto

Tra i pezzi di maggiore pregio, la Madonna con Bambino di Antonio Carneo (1680) e il Sant’Antonio di Padova di Jusepe de Ribera (1650). Quest’ultimo, restaurato dal pordenonese Giancarlo Magri, porta la firma autografa del grande maestro e proviene dal Museo Antoniano di Padova.

Nonis si distinse anche per la sua azione di tutela, salvaguardando opere a rischio, promuovendo la nascita dei Musei Diocesani e incoraggiando donazioni e acquisizioni di rilievo.

La memoria nelle parole dei testimoni

Per il vescovo Giuseppe Pellegrini, Mons. Nonis ha saputo trasmettere “uno stile genuino, umano e culturale, facendo dell’arte un autentico Vangelo per il popolo”.

Secondo Mons. Antonio Marangoni, presidente della Fondazione Nonis, la sua passione per l’etnografia nasceva dalla convinzione che “conoscere l’altro significa abbattere barriere e pregiudizi, creando il terreno per il dialogo”.

Per Bruno Malattia, presidente della Fondazione Friuli, era “un sacerdote e professore di straordinaria cultura che non sapeva resistere a una sola tentazione: ricercare e custodire il bello”.

Il sindaco di Pordenone, Alessandro Basso, ha ricordato Nonis come “figura centrale non solo per il clero ma per l’intera società civile, decisivo nella creazione del Museo diocesano”.

Il vicepresidente della Regione Mario Anzil ha sottolineato come la mostra celebri “non solo l’amore per l’arte sacra, ma la capacità di Nonis di trasformarla in strumento di fede, cultura e comunità”.

Un’eredità che parla al futuro

A quasi un secolo dalla sua nascita, l’opera e la visione di Pietro Giacomo Nonis restano vive: un vescovo collezionista, capace di unire fede, cultura e impegno civile, e di lasciare un patrimonio che oggi torna a essere condiviso con la comunità attraverso questa importante esposizione.

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