Recentemente, la Terza commissione ha approvato una risoluzione che segna il termine della discussione riguardante il punto nascita di San Vito al Tagliamento. Nonostante la petizione firmata da 15.000 cittadini, che sollecitava una revisione delle decisioni prese dall’esecutivo, la richiesta di riapertura del punto nascita non può essere accolta. La motivazione principale risiede nella sostenibilità numerica degli interventi: il territorio ha mostrato un decremento costante delle nascite, con 100 nascite in meno registrate ogni anno.
Dichiarazioni e posizioni ufficiali
Giuseppe Tonutti, direttore dell’azienda ospedaliera, ha chiarito che l’ospedale di Pordenone, con una capacità di 1.400 parti annui che si prevede aumenterà a 2.000 con l’inaugurazione del nuovo ospedale, è sufficientemente equipaggiato per gestire il fabbisogno del territorio. Inoltre, Roberta Pinzano, direttrice del reparto, ha evidenziato una carenza di personale medico che complica ulteriormente la situazione.
Proposte e critiche
Adelina Zanella, prima firmataria della petizione, ha proposto di centralizzare le risorse umane in una unica struttura operativa provinciale con base organizzativa a Pordenone, mantenendo comunque attivo il servizio di punto nascita a San Vito. Il sindaco Bernava ha sottolineato l’importanza strategica del nosocomio sanvitese, avvertendo che impoverire l’offerta medica locale potrebbe spingere i cittadini a cercare assistenza nel vicino Veneto.
La risposta dell’assessore Riccardi
L’assessore Riccardi ha ribadito che ogni decisione sarà presa rispettando il parere dei tecnici e dei professionisti del settore, i quali hanno evidenziato che la sospensione dell’attività è l’unica opzione sicura al momento. Ha inoltre difeso la necessità di una riorganizzazione globale dei servizi sanitari che consideri primariamente la disponibilità di personale qualificato più che i costi di gestione.
La chiusura del punto nascita di San Vito al Tagliamento pone importanti questioni riguardo alla distribuzione dei servizi sanitari e all’equità nell’accesso alle cure per i cittadini della regione. Nonostante le preoccupazioni legittime della popolazione e i tentativi di soluzione proposti, la decisione attuale sembra essere guidata da considerazioni pragmatiche legate alle risorse disponibili e alle necessità infrastrutturali.