Trieste Film Festival 2025, la bora e gli scatti di Ugo Borsatti nel manifesto ufficiale
Il 37. Trieste Film Festival omaggia Ugo Borsatti, celebra la bora e dedica un focus alle registe slovene con la sezione “Wild Roses”.
TRIESTE – Una donna e un uomo che avanzano controvento, trattenendo cappelli e giacche nella Trieste degli anni ’50: sono queste le immagini, firmate da Ugo Borsatti, scelte per il manifesto ufficiale del 37. Trieste Film Festival, il primo e più importante appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale. Un omaggio a uno dei grandi protagonisti della fotografia triestina, scomparso nel corso dell’ultimo anno, e al tempo stesso a una presenza costante nella vita della città: la bora.
Il festival, che animerà Trieste dal 16 al 24 gennaio, proporrà film, documentari, corti, masterclass e incontri con registi, attori e autori, dai grandi maestri agli esordienti, con storie capaci di creare ponti tra Est e Ovest.
La bora come compagna di viaggio e simbolo della città
Il Trieste Film Festival ha scelto di mettere al centro, oltre alla figura di Borsatti, la bora come vera e propria compagna di viaggio, soprattutto nel suo mese per eccellenza. Le due fotografie selezionate raccontano un frammento di quotidianità triestina: nei mesi invernali il vento continentale, secco e freddo, scende dalla zona carsica fino al mare, attraversando la città e trasformandone i gesti, i ritmi, i corpi.
In questo contesto la bora non è soltanto un fenomeno atmosferico, ma diventa energia in movimento, forza che irrompe nello spazio urbano e che segna in profondità l’immaginario collettivo. Le immagini, con il loro bianco e nero netto e la composizione dinamica, trasformano momenti all’apparenza ordinari in poesia visiva, restituendo un’identità cittadina profonda e inconfondibile.
Il festival sceglie così di intrecciare clima, memoria e cinema, usando la bora come metafora di direzione, un vento che indica un altrove verso cui guardare, proprio come il cinema che arriva dall’Europa centro orientale.
Le immagini dal grande archivio di Ugo Borsatti
Le fotografie che rappresentano l’immagine di questa edizione provengono dall’Archivio Foto Omnia di Ugo Borsatti, in deposito presso la Fototeca dei Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste e di proprietà della Fondazione CRTrieste.
Si tratta di una raccolta imponente, che comprende scatti realizzati tra i primi anni Cinquanta e i primi anni Novanta, un vero e proprio racconto visivo di Trieste nel secondo dopoguerra. Attraverso l’obiettivo di Borsatti la città viene osservata nel periodo in cui non era ancora giuridicamente italiana, fino ai tempi più recenti, restituendo decenni di cambiamenti sociali, politici e urbanistici.
Ogni fotografia diventa così un tassello di memoria, un frammento che documenta la vita quotidiana, le trasformazioni, le tensioni e le rinascite di una città di confine. Portare queste immagini nel manifesto del festival significa far dialogare storia e contemporaneità, cinema e fotografia, identità locale e respiro europeo.
La vita e lo sguardo di Ugo Borsatti
Scomparso a 98 anni nel marzo 2025, Ugo Borsatti ha mantenuto fino all’ultimo uno sguardo lucido e vigile su Trieste e sull’Italia, sempre in ascolto dei fenomeni sociali che hanno attraversato l’ultimo secolo.
Nato nel 1927, inizia a scattare giovanissimo, nel 1943, immortalando un momento drammatico e decisivo: la cattura dei soldati italiani da parte dei tedeschi. Dopo aver vissuto il lavoro coatto durante il conflitto, nel 1952 apre lo studio Foto Omnia, destinato a diventare un punto di riferimento per la fotografia cittadina.
Nel corso della sua lunga carriera, Borsatti è stato uno dei principali fotoreporter per testate come Il Gazzettino, Tuttosport, Corriere della Sera e Messaggero Veneto, raccontando non solo Trieste ma anche l’Italia in trasformazione. A fianco di Borsatti c’è sempre stata la moglie Bruna Iaculin, presenza costante nella sua vita personale e professionale.
Il fotografo ha ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui il titolo di Cavaliere della Repubblica e il Sigillo d’Oro del Comune di Trieste, a testimonianza di un lavoro che ha saputo unire rigore documentario e sensibilità artistica. Il suo archivio, composto da circa 500.000 fotografie, è oggi custodito dalla Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, diventando patrimonio condiviso e fonte preziosa per studiosi, cittadini e appassionati.
Un festival nato alla vigilia della caduta del Muro
Il Trieste Film Festival nasce alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, in un momento di forte cambiamento per l’Europa, e da allora si è affermato come osservatorio privilegiato sulla società contemporanea europea.
La rassegna propone da sempre uno sguardo critico sulle tematiche del presente:
le disuguaglianze sociali ed economiche;
le migrazioni e i movimenti di persone attraverso confini reali e simbolici;
le questioni di genere e i diritti civili;
i nazionalismi insorgenti, che riemergono in forme nuove e spesso insidiose;
le frontiere e le identità plurali, sempre più complesse e stratificate.
La visione proposta dal festival è quella di una Nuova Europa multietnica e frammentata, dove i Paesi sono al tempo stesso luoghi di crisi e laboratori di convivenza, crocevia di culture in continuo cambiamento. Trieste, città di confine per storia e geografia, diventa così un palcoscenico naturale per raccontare queste storie, per ospitare autori e autrici che interpretano il presente con linguaggi e sensibilità differenti.
Wild Roses, le registe slovene al centro della scena
Tra i focus principali del programma del 37. Trieste Film Festival spicca la sezione “Wild Roses”, interamente dedicata alle registe europee e pensata per valorizzare le voci femminili del cinema contemporaneo.
In questa edizione, il focus è rivolto alle autrici slovene: una scelta che conferma la vicinanza geografica e culturale tra Trieste e la Slovenia e che mette sotto i riflettori una cinematografia spesso poco conosciuta dal grande pubblico, ma ricca di sguardi originali e coraggiosi.
La sezione, curata da Nerina T. Kocjančič, responsabile della Promozione e Distribuzione del Centro di Cinema Sloveno di Lubiana, ha l’obiettivo di promuovere nuove prospettive femminili e di dare visibilità a opere capaci di raccontare con profondità le trasformazioni in corso nella società slovena ed europea.
Saranno le registe slovene le protagoniste di “Wild Roses”, con un programma che comprende 13 lungometraggi, tra documentari e film di finzione, e 10 cortometraggi, firmati da altrettante autrici. Una selezione che attraversa generi, stili e tematiche: dalle storie intime e familiari ai grandi interrogativi collettivi, dai racconti di genere alle sperimentazioni formali.
Un ponte tra Est e Ovest nel segno del vento
Con il suo manifesto in bianco e nero, le figure piegate dal vento e la presenza discreta ma potente della bora, il 37. Trieste Film Festival si prepara a una nuova edizione in cui immagine, memoria e cinema dialogano senza sosta.
L’omaggio a Ugo Borsatti non è soltanto un tributo a una grande firma della fotografia, ma anche un modo per riconoscere il valore di uno sguardo lungo un secolo, capace di leggere la città e il Paese attraverso dettagli, volti, gesti quotidiani.
Al tempo stesso, il festival rinnova la sua vocazione a essere crocevia di storie, luogo in cui l’Europa centro orientale si racconta attraverso il cinema, mettendo in scena contraddizioni, fragilità, resistenze e desideri.
Tra vento dell’Est, bora triestina, archivi fotografici e nuove voci femminili, il Trieste Film Festival conferma la sua identità di rassegna che guarda lontano, senza dimenticare le proprie radici. Un invito, per il pubblico, a lasciarsi attraversare dalle immagini, come la città viene attraversata dal vento: a volte con forza, a volte in modo sottile, ma sempre in modo indelebile.