Primo weekend senza tasse, ma per oltre 39 mila friulani non cambia nulla: «lavorano in nero»

In Friuli il 6 giugno è il giorno senza tasse, ma oltre 39mila cittadini non versano nulla: lavorano in nero tutto l’anno.

07 giugno 2025 08:50
Primo weekend senza tasse, ma per oltre 39 mila friulani non cambia nulla: «lavorano in nero» -
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In Friuli Venezia Giulia è scattato il tax freedom day: dopo 156 giorni lavoriamo per noi, ma migliaia di cittadini non versano un euro

È ufficialmente iniziato il primo fine settimana senza tasse del 2025. Venerdì 6 giugno è scattato quello che gli economisti chiamano “giorno di liberazione fiscale”: da oggi e fino al 31 dicembre, teoricamente, i cittadini italiani lavorano per sé stessi e non più per lo Stato. Ma per oltre 39.000 friulani e giuliani, questa data non ha alcun valore: non pagano nessuna imposta, e continuano a muoversi nell’ombra dell’economia sommersa.

Dopo 156 giorni si smette di lavorare per il fisco

L’elaborazione è frutto del tradizionale studio dell’Ufficio Studi CGIA di Mestre, che ogni anno calcola quanti giorni servono per "onorare" tasse, imposte e contributi. Per il 2025, il tax freedom day è arrivato dopo 156 giorni, uno in più rispetto all’anno precedente.

Il carico fiscale comprende Irpef, Ires, Iva, Irap, contributi previdenziali, addizionali e imposte locali: tutti strumenti fondamentali per far funzionare ospedali, scuole, trasporti, sicurezza e servizi pubblici. Solo dopo aver soddisfatto queste richieste lo Stato ci “libera”, almeno simbolicamente.

Il lato oscuro: 39.300 lavoratori in nero in Friuli Venezia Giulia

Eppure, per migliaia di cittadini della regione, il concetto di liberazione fiscale non ha senso. Secondo l’Istat, in Friuli Venezia Giulia sono almeno 39.300 le persone occupate irregolarmente: uomini e donne che lavorano in nero, come dipendenti senza contratto o autonomi privi di partita IVA. Nessun versamento, nessuna dichiarazione, nessun contributo.

Questa economia parallela, purtroppo, è una costante in tutta Italia: si stimano 2,5 milioni di lavoratori irregolari, con picchi in Lombardia (379.600), Lazio (319.400) e Campania (270.100). Se invece si guarda al tasso di irregolarità sul totale degli occupati, il Friuli Venezia Giulia ha un dato relativamente basso (7,2%), ma comunque superiore a quello di molte economie avanzate.

La pressione fiscale italiana resta tra le più alte d’Europa

Il dato che ha determinato il 6 giugno come giorno di liberazione fiscale nasce da un calcolo: a fronte di un PIL previsto di 2.256 miliardi di euro, lo Stato incasserà 962,2 miliardi di euro in imposte e contributi. Il risultato? 42,7% di pressione fiscale, uno dei valori più alti in Europa.

In confronto, la media dell’Unione Europea è più bassa (148 giorni contro i nostri 156). In Germania si lavora per il fisco fino al 28 maggio, in Spagna solo fino al 16 maggio. I paesi con più pressione di noi? Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo.

Per una regione come il FVG, che si fonda sull’export e sulla competitività delle imprese, sostenere un livello così elevato di tassazione rappresenta un handicap economico rilevante, soprattutto per le piccole aziende.

Meno tasse con Berlusconi, picco con Monti-Letta

Se si guarda agli ultimi trent’anni, il periodo con la minor pressione fiscale è stato il 2005 sotto il governo Berlusconi: il carico fiscale era del 38,9% del PIL. Il picco, invece, fu raggiunto nel 2013, con il governo Monti (poi Letta): 43,4%, il massimo storico.

Nel 2025, secondo la CGIA, le detrazioni Irpef e i bonus per redditi sotto i 20mila euro non faranno diminuire in modo sostanziale il peso fiscale. Al contrario, rimodulazioni e nuovi vincoli – su detrazioni per ristrutturazioni, cripto-attività e spese mediche – rischiano di aumentare l’inequità.

L’effetto reale? Le tasse non sono aumentate, ma la pressione sì

La CGIA invita alla prudenza nella lettura dei dati: la pressione fiscale è cresciuta, ma non per colpa di nuove imposte dirette. Il motivo va cercato in fattori tecnici: l’aumento dei salari, il rinnovo dei contratti pubblici, l’evoluzione delle imposte sostitutive sui capitali. L'effetto è un’apparente crescita del prelievo, anche se le aliquote effettive sono cambiate di poco.

Tuttavia, per chi paga regolarmente, la percezione è di un fisco ancora troppo opprimente, mentre i quasi 40.000 friulani che lavorano fuori da ogni regola continuano indisturbati, danneggiando il sistema e contribuendo a ridurre la fiducia collettiva nello Stato

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