Mortegliano, Zannier contro la nuova Pac: rischio per l’agricoltura friulana
Mortegliano, Zannier critica la nuova Pac: troppa burocrazia e fondi squilibrati, rischio per la sicurezza alimentare in FVG.


MORTEGLIANO – La nuova Politica agricola comune (Pac) 2028/2034 non convince e rischia di mettere in difficoltà le aziende del Friuli Venezia Giulia. È quanto emerso dal XXXI Convegno “Blave di Mortean”, svoltosi ieri sera a Mortegliano e dedicato al futuro dell’agricoltura regionale, con l’intervento dell’assessore alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche, Stefano Zannier.
Secondo l’assessore, i pochi elementi positivi della riforma vengono superati da troppi aspetti penalizzanti, tali da compromettere la stabilità del comparto agricolo. Centrale il tema dell’autosufficienza alimentare: oggi il Friuli Venezia Giulia risulta realmente autonomo solo nella produzione di vino, con circa 30.000 ettari di vigneti. Per il resto, la regione dipende in gran parte dalle importazioni.
Negli ultimi anni, la superficie coltivata a mais è scesa drasticamente da 90-100 mila ettari agli attuali 35-40 mila, di cui ben 15.000 destinati ai digestori per la produzione di biogas e biometano. Una riduzione che non consente più di garantire la sicurezza alimentare, ha sottolineato Zannier, ricordando che il prodotto finale, che sia destinato all’alimentazione umana o animale, rimane comunque cibo per le persone.
Il caro vita e la crescente dipendenza dall’estero pongono interrogativi strategici: “Fino a quando potremo permetterci di acquistare fuori ciò che non produciamo più?”, ha domandato l’assessore, richiamando l’esperienza della pandemia, quando la chiusura delle frontiere mise in evidenza la fragilità del sistema.
Squilibri nei fondi comunitari
Zannier ha posto l’accento anche sulla distribuzione delle risorse europee, ricordando che l’80% dei fondi viene concentrato in poche regioni italiane. “Se lo schema 80-20 dovesse ripetersi, l’agricoltura friulana sarebbe nuovamente penalizzata”, ha dichiarato.
Burocrazia sempre più pesante
Altro nodo critico è quello della burocrazia. Con l’introduzione delle nuove procedure legate al Pnrr e agli strumenti europei, i carichi amministrativi per le aziende sono cresciuti dal 30 al 50%. “È un paradosso – ha osservato Zannier –: per gestire 80 milioni di fondi europei servono 85 funzionari regionali, mentre con le norme locali 250 milioni sono gestiti da appena quattro persone”.
Gli strumenti regionali di sostegno
Nonostante le difficoltà, il Friuli Venezia Giulia ha cercato di intervenire direttamente con strumenti come il Programma valore agricoltura, che ha raccolto richieste per 25 milioni di euro, e il fondo di rotazione, che nel 2024 ha erogato oltre 230 milioni. Questi sostegni, ha precisato l’assessore, non sostituiscono la Pac ma offrono agli agricoltori un’alternativa con tempi più rapidi e certi, seppur con contributi inferiori.
Un approccio che non aiuta il settore
In conclusione, Zannier ha criticato la tendenza nazionale a moltiplicare le regole: “Le nuove norme non hanno cambiato nulla negli ultimi cinquant’anni. Pesano su chi lavora onestamente, mentre chi vuole aggirarle continuerà a farlo. Questo non aiuta né l’agricoltura né il Paese”.
Anche alla luce delle difficoltà provocate da eventi estremi e maltempo in Friuli, il messaggio lanciato al convegno è stato chiaro: senza un cambio di rotta a livello europeo e nazionale, la tenuta del settore agricolo regionale resta a rischio.