Educazione all’aperto, indagine Uniud su 145 scuole del FVG: cresce la didattica fuori dall’aula

Ricerca dell’Università di Udine su 145 scuole del FVG: l’educazione all’aperto cresce e coinvolge comunità e territorio.

09 dicembre 2025 11:06
Educazione all’aperto, indagine Uniud su 145 scuole del FVG: cresce la didattica fuori dall’aula -
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UDINE – Una fotografia ampia e articolata dello stato dell’educazione all’aperto nelle scuole dell’infanzia e primarie del Friuli Venezia Giulia: è quanto emerge dalla ricerca condotta dall’Università di Udine, che ha coinvolto 145 istituti pubblici e paritari del territorio. I risultati saranno presentati giovedì 11 dicembre, alle 14.15, nell’auditorium “Carlo Sgorlon” del polo della formazione dell’Ateneo friulano, nell’ambito dell’incontro “La scuola si fa spazio”.

Una pratica radicata nei piccoli centri

Dalla ricerca emerge come l’educazione all’aperto sia particolarmente diffusa nella scuola dell’infanzia e in istituti situati in piccoli centri urbani, dove la vicinanza con ambienti naturali consente attività didattiche immediate e quotidiane. Un elemento valorizzato è la relazione con la comunità: amministrazioni locali, associazioni e famiglie collaborano strettamente con gli insegnanti, trasformando l’esperienza educativa in un percorso condiviso che supera i confini della scuola.

L’indagine su 145 scuole del territorio

Il progetto ha coinvolto 51 scuole dell’infanzia pubbliche, 48 paritarie, 44 primarie pubbliche e due primarie paritarie. Attraverso un questionario online, i team docenti hanno fornito informazioni sulle modalità, frequenza e tipologia delle attività outdoor.

Lo studio porta il titolo “Educazione all’aperto e insegnamento geografico: fertili connessioni e opportunità di sviluppo per una effettiva cittadinanza territoriale” e nasce all’interno del Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società.

Frequenza e tipologia delle attività

I numeri mostrano una diffusione ampia, seppur diversificata, delle proposte all’aperto:

  • 39 scuole svolgono attività outdoor almeno una volta alla settimana;

  • 30 almeno una volta al mese;

  • 46 senza pianificazione fissa;

  • 19 in periodi specifici dell’anno;

  • 15 una volta ogni tre mesi;

  • 4 meno di tre volte l’anno.

Anche la varietà degli spazi utilizzati è significativa:

  • 42 scuole utilizzano il giardino dell’istituto;

  • 29 il giardino e ambienti naturali;

  • 22 giardino, natura e contesti antropici/urbani;

  • 14 giardino e ambienti urbani;

  • 18 ambienti naturali e urbani;

  • 3 esclusivamente ambienti naturali.

Sulla presenza di progetti strutturati di outdoor education:

  • il 6,9% la considera strategia predominante;

  • il 29,7% la integra insieme ad altre metodologie;

  • il 32,4% la utilizza senza un ruolo centrale;

  • il 31% non la adotta nei piani di plesso.

Le criticità: tra rigidità organizzative e pregiudizi

La ricerca mette in luce anche alcune criticità strutturali, legate a:

  • assetti scolastici rigidi, poco compatibili con una didattica flessibile;

  • pregiudizi ancora diffusi verso le attività all’aperto;

  • carenza di docenti formati su questo approccio.

Tuttavia, l’esperienza concreta delle scuole coinvolte dimostra che molti ostacoli possono essere superati attraverso:

  • scelte condivise dal team insegnante;

  • sostegno della dirigenza scolastica;

  • fiducia e collaborazione delle famiglie.

In questi casi, l’educazione all’aperto si rivela pienamente integrabile anche in contesti ordinari.

Valorizzare la cittadinanza territoriale

L’obiettivo del progetto è indagare e favorire la diffusione di pratiche che promuovano un legame diretto con il territorio, valorizzando un approccio partecipativo e concreto dell’apprendimento. L’esplorazione di spazi urbani e naturali abitati dai bambini contribuisce allo sviluppo del senso di appartenenza e alla maturazione di una cittadinanza territoriale consapevole.

Le valutazioni dei ricercatori

«Tra una scuola totalmente chiusa nelle aule e una interamente in natura – sottolinea il responsabile del progetto Andrea Guaran – esistono molte possibilità di relazione virtuosa tra dentro e fuori. L’esterno può diventare ambiente educativo a pieno titolo, arricchendo l’esperienza formativa».

Per Giulia Masarotti, che ha curato la raccolta dei dati e l’osservazione sul campo, la ricerca mostra «una ricchezza di pratiche diffuse ma poco raccontate, che stanno già incidendo in modo significativo sulla qualità dell’offerta formativa all’aperto in regione».
Masarotti evidenzia inoltre «la potenzialità di un approccio che permette ai docenti grande libertà di progettazione, trasformando gli spazi esterni in luoghi autentici di apprendimento, modellati sul territorio e sulle necessità degli alunni».

Un quadro che conferma l’outdoor education come modello inclusivo, flessibile e capace di accompagnare i bambini nella costruzione della loro identità come futuri cittadini del mondo.

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