Udine, sanità del futuro: Riccardi e Speranza al convegno sulla Medicina generale
A Udine il convegno sul futuro della Medicina generale: Riccardi spinge sull’accordo integrativo e sulle Aft per rafforzare le Case di comunità.


UDINE – «Mi auguro che l’Accordo integrativo regionale per la Medicina generale a breve si chiuda, per consentire di popolare le Case di comunità. C’è, a quanto pare, disponibilità di ampia parte del sindacato a chiudere sui 60 euro sulle 10 ore aggiuntive attraverso le Aft – Aggregazioni funzionali territoriali. La Regione rivendicherà uno spazio di autonomia su questo e il meccanismo delle Aft metterà in rete i medici di medicina generale per fornire un’assistenza sanitaria continuativa e capillare sul territorio».
Così l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi, intervenuto all’hotel Astoria di Udine in occasione del convegno “Medici di famiglia: dipendenti del Servizio sanitario pubblico o liberi professionisti? Le sfide della sanità del futuro”, organizzato dalla Fondazione Riformismo FVG.
Il confronto a Udine
Tra i relatori anche l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e il segretario regionale Fimmg Fernando Agrusti, in un dibattito che ha posto al centro il futuro della Medicina generale in Friuli Venezia Giulia e in Italia.
Nel suo intervento Riccardi ha rinnovato la stima verso Speranza: «Ci dividiamo per posizionamento e non per appartenenza». Ha poi ribadito che la riforma della Medicina generale è una questione strutturale, che richiede una fase di transizione: «Non si potrà tornare allo status tradizionale del medico di famiglia. La quota di disponibilità al servizio pubblico è indispensabile per combattere l’inappropriatezza».
Le sfide della Medicina generale
Per l’assessore, oltre al riequilibrio economico e al superamento delle carenze numeriche che si attenueranno nel tempo, esiste un nodo centrale: rendere attrattiva la professione per le nuove generazioni.
«Per consentire che i giovani scelgano la Medicina generale come carriera – ha dichiarato – la disciplina dovrà acquisire dignità specialistica, con percorsi formativi e professionali riconosciuti. Solo così potremo garantire continuità, qualità e innovazione nell’assistenza sul territorio».