Avventura estrema nello Swat: gli alpinisti triestini aprono nuove vie mai scalate

Spedizione G.A.R.S. nello Swat: aperti due nuovi itinerari su roccia, salita una cima di 5.136 m e documentati gli effetti della crisi climatica.

19 settembre 2025 11:34
Avventura estrema nello Swat: gli alpinisti triestini aprono nuove vie mai scalate -
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TRIESTE – Si è conclusa con esito positivo la spedizione “Swat GARS 2025”, organizzata dal Gruppo Alpinisti Rocciatori Sciatori (G.A.R.S.) della Società Alpina delle Giulie APS – Sezione di Trieste del CAI. Partiti il 3 settembre, sette soci hanno raggiunto una delle aree più remote del Pakistan, nella regione dello Swat, realizzando importanti ascensioni ed esplorazioni nonostante un percorso reso complesso da imprevisti logistici e condizioni ambientali estreme.

L’impresa alpinistica sulla parete di Diwangar

Il gruppo, composto da Lorenzo Adamo, Mauro Bologna, Mauro Dall’Argine, Mauro Florit, Giorgio Gregorio, Paolo Pezzolato e Giulio Valenti, ha centrato l’obiettivo di esplorare la parete di Diwangar, fino a oggi mai scalata. In una sola giornata di attività, gli alpinisti hanno aperto due nuovi itinerari su roccia di 200 e 300 metri, con difficoltà variabili dal III grado al 6b+, portando un contributo originale e documentato alla conoscenza di quest’area poco frequentata.

La spedizione ha inoltre realizzato la salita di una cima senza nome di 5.136 metri e l’attraversamento del Dadarili Pass (4.800 m), in un contesto naturale caratterizzato da forte isolamento e scarsa presenza di vie di accesso.

Viaggio complesso tra deviazioni e trekking supplementari

L’arrivo a Islamabad ha imposto un’immediata modifica del programma: l’accesso diretto alla valle di Kalam era stato chiuso a causa di scontri armati tra l’esercito pakistano e formazioni talebane. Per raggiungere l’area di interesse è stato necessario deviare per Chitral, Mastuj e il passo Shandur, con un allungamento del tragitto di oltre 450 chilometri su strade sterrate.

Da lì, il gruppo ha dovuto affrontare ulteriori 70 km di trekking aggiuntivo, percorrendo vallate e passi secondari prima di raggiungere la parete designata. Il ritardo accumulato, unito alle difficoltà di reperire portatori nell’area del Gilgit e al rapido peggioramento delle condizioni meteo, ha limitato il tempo disponibile per le scalate.

A condividere parte del percorso anche un secondo gruppo di alpinisti italiani, formato da Carlo Barbolini, Franco Sartori e Simone Marroncini, che ha scelto di unirsi all’impresa contribuendo alla realizzazione del progetto.

Osservazioni ambientali e segni della crisi climatica

Durante l’esplorazione, i soci G.A.R.S. hanno documentato i segni tangibili della crisi climatica: ghiacciai in rapido ritiro, permafrost ridotto e pareti rocciose sempre più instabili. Alcuni passi di montagna fotografati e georeferenziati si presentano oggi parzialmente impraticabili a causa di frane e pendenze eccessive, dati che verranno messi a disposizione della comunità scientifica.

Tutto il materiale raccolto – fotografie, tracciature GPS e osservazioni ambientali – sarà trasmesso allo studio 4Land per la produzione di cartografia aggiornata e confluirà nella guida di Mountain Wilderness International, attualmente in fase di completamento.

Collaborazioni, logistica e supporto

Il successo della missione è stato reso possibile anche grazie alla collaborazione con l’aspirante guida locale Ibrar Khan, che ha affiancato il gruppo nelle fasi più delicate. La spedizione è stata finanziata dalla Società Alpina delle Giulie APS con il contributo del Club Alpino Italiano, e sostenuta da Mountain Wilderness International, con Lo Scarpone come media partner. Alcuni materiali tecnici sono stati forniti da Ferrino.

Oltre all’apertura di nuove vie, la spedizione ha lasciato sul posto una piccola palestra d’arrampicata per possibili futuri corsi di formazione, contribuendo così anche allo sviluppo locale e al rafforzamento del legame con la comunità.

Rientro e prospettive future

Il gruppo ha lasciato la regione dello Swat il 18 settembre per rientrare a Islamabad. Il rientro in Italia è previsto per il 23 settembre. L’esperienza, nonostante le difficoltà incontrate, rappresenta un contributo significativo sia all’alpinismo esplorativo che alla conoscenza scientifica delle aree montane del Pakistan, segnando un nuovo traguardo per il G.A.R.S.

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