Nuovo sgombero in Porto Vecchio: trasferiti oltre 140 migranti irregolari

A Trieste nuovo sgombero in Porto Vecchio: oltre 140 migranti trasferiti e area messa in sicurezza.

03 dicembre 2025 16:26
Nuovo sgombero in Porto Vecchio: trasferiti oltre 140 migranti irregolari -
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TRIESTE – Un nuovo intervento delle forze dell’ordine è in corso dalle prime ore del mattino all’interno del Porto Vecchio, dove è stato avviato lo sgombero di un gruppo numeroso di stranieri irregolari che occupavano gli edifici 2 e 2A. L’operazione, gestita dalla Questura e affiancata da carabinieri, guardia di finanza e polizia locale, vede anche la presenza di contingenti di rinforzo, a conferma della complessità del quadro.

Le verifiche in corso riguardano le posizioni amministrative di ogni persona trovata all’interno delle strutture. Una volta concluse le identificazioni, l’area verrà messa in sicurezza per ripristinare condizioni igieniche e strutturali compromesse da mesi di occupazione.

Un’area segnata da incendi e condizioni estreme

Il Porto Vecchio è da tempo teatro di situazioni critiche. Negli ultimi mesi si sono verificati numerosi incendi negli edifici abbandonati utilizzati come riparo di fortuna. In Friuli Venezia Giulia, inoltre, tre immigrati sono morti nel giro di una settimana a causa dell’inalazione di monossido, conseguenza dei tentativi di riscaldarsi in spazi fatiscenti privi di qualsiasi sicurezza. Episodi che raccontano condizioni di estrema precarietà e rischi altissimi per chi vive in queste strutture.

Almeno 140 persone da trasferire

Secondo le stime attuali, i migranti da trasferire fuori regione sono almeno 140, per i quali sono stati predisposti quattro pullman. Un trasferimento che rientra in un piano più ampio di gestione delle presenze irregolari nel territorio, diventato negli ultimi mesi sempre più urgente.

La posizione della regione

Sul nuovo intervento è intervenuto l’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti, che ha sottolineato il valore del lavoro congiunto tra istituzioni: un sistema che – spiega – opera lontano dai riflettori ma che permette di affrontare criticità complesse e dare “risposte concrete al territorio e ai cittadini”.

Le operazioni proseguiranno fino alla completa liberazione degli edifici e alla messa in sicurezza dell’area, già da tempo considerata una zona sensibile per il degrado e i rischi connessi alle occupazioni.

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