Suicidio assistito negato in Italia: Martina Oppelli è morta oggi in Svizzera

Martina Oppelli, malata di sclerosi multipla, è morta oggi in Svizzera con suicidio assistito. Non ha potuto farlo nel suo Paese.

31 luglio 2025 16:36
Suicidio assistito negato in Italia: Martina Oppelli è morta oggi in Svizzera -
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TRIESTEÈ morta oggi, 31 luglio 2025, in Svizzera Martina Oppelli, 50 anni, dopo un lungo calvario segnato dalla sclerosi multipla e da un doloroso percorso amministrativo e giuridico che non le ha consentito di ottenere l’aiuto alla morte volontaria nel proprio Paese.

La donna triestina ha scelto il suicidio assistito, con il sostegno dell’associazione Luca Coscioni e l’accompagnamento di attivisti del Soccorso Civile, dopo tre dinieghi da parte della sanità pubblica.

La sua battaglia, durata anni, ora rilancia con forza il dibattito sulla regolamentazione del fine vita in Italia.

Affetta da sclerosi multipla, oltre vent'anni di calvario

Martina, affetta da sclerosi multipla da oltre vent'anni, si è trovata completamente dipendente da assistenza continuativa, da presidi medici come cateteri, farmaci e una macchina per la tosse. Nonostante ciò, l'Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina ha ritenuto che non sussistessero le condizioni per accedere all’aiuto alla morte volontaria. Una valutazione tecnica che ha ignorato la realtà quotidiana di una persona stremata, in condizioni fisiche e psicologiche insostenibili.

Il terzo rifiuto, ricevuto lo scorso 4 giugno, ha segnato un punto di non ritorno. Martina ha quindi deciso di ricorrere all'assistenza fornita in Svizzera, dove il suicidio medicalmente assistito è regolamentato. È stata accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, membri di Soccorso Civile, associazione che si occupa di disobbedienza civile legata al tema del fine vita.

L'ultimo appello di Martina per una legge sensata

Prima di partire, Martina ha registrato un videomessaggio consegnato all’associazione Luca Coscioni. Con voce ferma ma spezzata dalla sofferenza, si è rivolta ai parlamentari italiani con un accorato appello:

Fate una legge sensata, una legge che tenga conto del dolore umano, che non costringa altri a fare quello che ho dovuto fare io”.

La donna ha ricordato come da oltre due anni avesse chiesto accesso al cosiddetto suicidio assistito in base alla sentenza Cappato, ricevendo sempre un rifiuto.

“Forse non ero abbastanza... ma io non avevo più tempo per attendere una quarta risposta. E anche se fosse stata positiva, io ero già allo stremo”.

Il sostegno legale e le 31 persone coinvolte

Dopo il rifiuto, Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, ha promosso un'opposizione legale con diffida e messa in mora dell’azienda sanitaria. Tuttavia, i tempi burocratici risultavano troppo lunghi per le condizioni in cui versava Martina.
Alla realizzazione del suo ultimo viaggio hanno contribuito 31 persone, tra supporto logistico ed economico.

Una conferenza stampa a Trieste per chiedere una svolta

Domani, venerdì 1° agosto, alle ore 13:30 all’Antico Caffè San Marco di Trieste si terrà una conferenza stampa per raccontare pubblicamente il caso di Martina. Interverranno Marco Cappato, Claudio Stellari, Matteo D’Angelo e Felicetta Maltese, già coinvolta in un altro procedimento per aver aiutato una persona malata a morire.

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