TRIESTE –
Può sembrare l’inizio di un romanzo, ma è tutto vero. A Trieste, nel silenzio polveroso di una vecchia soffitta, Giulia Mancini, 28 anni, ha trovato qualcosa che ha cambiato la sua vita. Non un oggetto di valore, non un cimelio militare, ma una lettera d’amore, scritta a mano e datata 3 maggio 1943, firmata da una donna che conosceva bene: sua nonna Clara.
Il mistero del mittente: chi era quell’uomo di cui nessuno sapeva nulla?
Tra scatoloni impolverati e vecchi libri scoloriti, quella busta ingiallita l’ha colpita subito. “Era legata con un nastrino rosso, come se qualcuno l’avesse conservata con cura, ma allo stesso tempo avesse voluto nasconderla”, racconta Giulia con voce ancora carica di emozione. All’interno, un foglio scritto con una calligrafia elegante e un linguaggio d’altri tempi: “Ti penserò ogni sera finché le bombe non ci divideranno”.
Una storia d’amore nata tra sirene antiaeree e silenzi forzati
Quel nome sul foglio, Vittorio C., non diceva nulla alla giovane donna né ai suoi familiari. Né la madre, né gli zii avevano mai sentito parlare di quell’uomo. La nonna Clara, scomparsa dieci anni prima all’età di 90 anni, era sempre stata una donna riservata, dolce ma discreta, mai incline a parlare del passato. “Aveva vissuto la guerra, questo lo sapevamo, ma non ci aveva mai raccontato nulla di simile”, continua Giulia.
Spinta dalla curiosità – e da qualcosa di più profondo, un senso di dovere verso la memoria – ha cominciato a cercare. Prima con i pochi indizi nella lettera, poi presso l’archivio comunale, infine sfogliando vecchi registri militari. E così, pezzo dopo pezzo, la storia ha preso forma.
Dal silenzio alla condivisione: una storia che unisce generazioni
Vittorio era un ufficiale italiano che durante l’occupazione tedesca aveva disertato per unirsi ai partigiani in Jugoslavia. Aveva conosciuto Clara, appena ventenne, a una festa danzante organizzata in una cantina del quartiere San Giacomo. Tra i due era nato un amore intenso e rapido, come spesso accadeva nei tempi di guerra, ma destinato ad essere travolto dagli eventi. Vittorio fu dichiarato disperso nel 1944. Clara non si sposò mai, ma anni dopo crebbe da sola sua figlia: la madre di Giulia.
“Forse era proprio lui il mio vero nonno”, ipotizza oggi Giulia con gli occhi lucidi. “Oppure è stato solo un grande amore che non ha avuto futuro. Ma ciò che conta è che mia nonna ha vissuto qualcosa di profondo, che ha deciso di tenere per sé”.
Un libro in arrivo e un progetto sulla memoria
Giulia ha condiviso la lettera sul suo profilo Facebook con una semplice frase: “Ho trovato il cuore di mia nonna nascosto tra i libri. E ora batte anche per me.” In poche ore, il post è stato condiviso oltre 8.000 volte, con commenti da tutta Italia. C’è chi ha raccontato storie simili, chi ha espresso commozione, chi ha chiesto di poter leggere l’intera lettera. Alcuni hanno riconosciuto lo stile calligrafico e hanno offerto aiuto per decifrare altri scritti trovati assieme.
L’effetto virale è stato immediato. Quasi 900.000 visualizzazioni in due giorni, con richieste di interviste da parte di testate nazionali e locali. Ma Giulia ha scelto di raccontare tutto con delicatezza e rispetto, affidandosi proprio al portale friulano Nordest24 per la prima pubblicazione integrale della storia.
Nel frattempo, Giulia ha cominciato a scrivere. Non solo per sé, ma per tramandare. Il suo obiettivo è un libro che racconti la storia d’amore di Clara e Vittorio, intrecciandola con le sue riflessioni di nipote, donna e cittadina di oggi. “Voglio parlare di guerra e sentimenti, ma anche di donne forti, di scelte silenziose, di quello che resta quando tutto sembra perduto”.
La Biblioteca Civica di Trieste ha già dato disponibilità per ospitare una presentazione, e si parla persino di un progetto teatrale. “Non voglio che questa storia finisca nel silenzio, come è rimasta per tanti anni. Voglio che serva ad altri per ricordare, riflettere, forse anche ritrovare qualcosa di sé.”