Muggia saluta il piccolo Giovanni, don Andrea: «come un pugno nello stomaco che ti lascia senza fiato»
Grande commozione a Muggia per il funerale del piccolo Giovanni Trame, con parole intense del parroco e una città intera in lutto.
Una comunità ferita, radunata nel silenzio più denso, ha accompagnato il piccolo Giovanni Trame, il bambino di 9 anni ucciso dalla madre lo scorso 12 novembre, in un ultimo saluto che ha riempito il Duomo di Muggia e l’intera piazza antistante. Un dolore collettivo che ha attraversato la città, unito da un sentimento comune: cercare un appiglio umano di fronte a un fatto che lascia attoniti.
Centinaia di persone hanno raggiunto il Duomo, molte impossibilitate a entrare per la grande partecipazione. Sotto la pioggia, senza esitazioni, in tanti sono rimasti all’esterno ad ascoltare la funzione attraverso gli altoparlanti, in un clima carico di rispetto e vicinanza alla famiglia.
All’interno, la piccola bara bianca portava sopra di sé una foto di Giovanni sorridente, un grande mazzo di rose bianche, la maglietta della sua squadra di calcio e, ai piedi del feretro, un pallone: simboli di una vita interrotta troppo presto, ma ancora circondata dall’affetto di chi gli voleva bene.
Durante l’omelia, don Andrea Destrardi ha pronunciato parole che hanno toccato la comunità nel profondo. «Il silenzio è stato la reazione più spontanea – ha detto – come quando si prende un pugno nello stomaco che ti lascia senza fiato». Ma quel silenzio, ha aggiunto, non può essere lasciato vuoto, perché «può trasformarsi in un abisso dove non c’è luce».
Il parroco ha ricordato come la comunità si sia già raccolta in preghiera nei giorni successivi alla tragedia: «Tanti cercano la spiegazione di questo male, ma spesso ho ripetuto che il male non si spiega, si combatte». Un invito alla speranza in un contesto segnato dalla sofferenza.
Tra i presenti, il sindaco di Muggia Paolo Polidori, la giunta comunale, il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza.
A pochi passi dalla bara, il padre di Giovanni, Paolo, ha ricevuto senza sosta strette di mano, parole di conforto e abbracci da parte di chi ha voluto manifestargli una prossimità sincera in un momento impossibile da raccontare.
Nel suo intervento, don Destrardi ha voluto ricordare anche il piccolo Elia, ucciso nel Salento pochi giorni dopo, anche lui per mano della madre. «Li immaginiamo insieme, in paradiso, a giocare», ha concluso il parroco, unendo simbolicamente due storie che hanno scosso l’Italia.
L’atmosfera nel Duomo e nelle vie circostanti è stata quella di una comunità che, sebbene colpita duramente, prova a raccogliersi attorno ai valori della vicinanza, del sostegno reciproco e della memoria. Il sorriso di Giovanni, ritratto nella foto adagiata sulla bara, è diventato per molti il simbolo di una luce che nessuna tragedia può cancellare.