Trieste, progetto Blue: una ricerca unica al mondo sulle conseguenze neurologiche della bilirubina
La Fondazione Italiana Fegato guida un progetto unico al mondo per mappare il danno cerebrale da bilirubina.
TRIESTE – La Fondazione Italiana Fegato (FIF) compie un passo destinato a segnare la storia della ricerca sulle malattie neonatali, guidando un progetto scientifico senza precedenti dedicato alla mappatura del danno cerebrale da bilirubina, alla base del Kernicterus Spectrum Disorder (KSD). Una sfida resa possibile grazie alla Blue’s Gift Foundation, nata dal gesto straordinario di una madre che, dopo la perdita del figlio Nathanael Blue, ha scelto di trasformare il dolore in un impegno per il futuro di altri bambini.
Un progetto unico al mondo
La FIF, riconosciuta internazionalmente come centro d’eccellenza nello studio del kernittero, è stata selezionata per guidare un lavoro di ricerca mai tentato fino ad oggi: realizzare la prima mappa molecolare completa del danno cerebrale da bilirubina.
Il progetto prende forma grazie alla donazione del cervello del piccolo Blue, un atto di profonda umanità e lungimiranza che consente agli scienziati di accedere a un patrimonio di informazioni unico per comprendere come, dove e quanto la bilirubina colpisce il cervello neonatale.
Tecnologie d’avanguardia per un obiettivo rivoluzionario
La squadra guidata dal direttore scientifico prof. Claudio Tiribelli impiegherà tecniche tra le più avanzate al mondo:
Tissue transcriptomics, per analizzare la distribuzione delle espressioni geniche nel tessuto cerebrale,
sequenziamento dell’RNA, per definire le alterazioni molecolari indotte dall’esposizione alla bilirubina.
Combinando questi strumenti, la ricerca punta a individuare chi viene danneggiato, dove avviene il danno e come si sviluppano le conseguenze neurologiche.
I tre obiettivi chiave della ricerca
Il prof. Tiribelli sottolinea come la strategia multidisciplinare adottata permetta di puntare a tre risultati di enorme valore scientifico e clinico:
Fornire una nuova comprensione globale del KSD, mettendo a disposizione della comunità internazionale informazioni mai ottenute prima e utili per la ricerca e la pratica medica.
Validare il glutammato come marker precoce del danno neurologico, identificabile tramite spettroscopia a Risonanza Magnetica (MRS), aprendo la strada a diagnosi molto più tempestive.
Individuare l’area cerebrale responsabile dei deficit motori, un passo che potrebbe un giorno consentire l’utilizzo della stimolazione cerebrale profonda come opzione terapeutica, analogamente a quanto già avviene per gli impianti cocleari.
Un progetto che unisce scienza e memoria
«Quello che noi chiamiamo affettuosamente progetto Blue – afferma il presidente Decio Ripandelli – non è solo una ricerca innovativa, ma anche un impegno a mantenere vivo il ricordo di un bambino attraverso la possibilità di salvare altre vite».
Il valore umano dell’iniziativa si intreccia così con il rigore scientifico, trasformando la storia di Blue in un contributo duraturo per la medicina neonatale.
La squadra FIF e i partner del progetto
Il gruppo di ricerca è guidato dalla team leader Silvia Gazzin, impegnata nello studio del kernittero dal 2004, insieme a Giorgia Valerio e Julia Theresa Regalado, entrambe dottorande in biomedicina molecolare.
Il progetto è co-finanziato da:
Beneficentia Stiftung,
Fondazione Italiana Fegato,
DOST,
campagna di crowdfunding della Blue’s Gift Foundation.
Trieste e la FIF, un riferimento internazionale
Con questa iniziativa, la Fondazione Italiana Fegato consolida la propria posizione di hub scientifico internazionale nello studio delle malattie epatiche e metaboliche neonatali, trasformando un gesto di amore e memoria in una ricerca in grado di migliorare la vita di molti bambini nel mondo.