Libera professione o dipendenza? La riforma che divide i medici di famiglia in Friuli

La FIMMG FVG si oppone al passaggio alla dipendenza dei medici di famiglia, difendendo la libera professione convenzionata e il rapporto fiduciario con i pazienti.

17 maggio 2025 12:53
Libera professione o dipendenza? La riforma che divide i medici di famiglia in Friuli -
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La posizione della FIMMG FVG (Federazione italiana medici di medicina generale) è chiara e netta: la libera professione convenzionata resta un pilastro imprescindibile per i medici di famiglia. Questo principio è ribadito in forte contrasto con le prime bozze di riforma della medicina generale che indicano una possibile trasformazione del ruolo dei medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, prevedendo un passaggio alla dipendenza lavorativa.

Il Friuli Venezia Giulia favorevole al passaggio alla dipendenza?

Secondo le prime informazioni, anche il Friuli Venezia Giulia sarebbe tra le Regioni favorevoli a “assumere” i medici di medicina generale, insieme a Veneto e Lazio, mentre l’Emilia Romagna sembra essersi distanziata da questa proposta. “Un fatto che ci lascia sorpresi – commenta il dottor Fernando Agrusti, segretario regionale FIMMG FVG – soprattutto perché in precedenti occasioni l’Assessore alla Salute regionale si era dichiarato contrario a questa opzione”.

La medicina di famiglia stravolta dalla dipendenza

Secondo Agrusti, e come sottolineato anche dal segretario nazionale, dottor Silvestro Scotti, la trasformazione in dipendenza comprometterebbe profondamente le funzioni, i compiti e gli obiettivi della medicina di famiglia, alterando soprattutto il rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Un racconto falso sull’assenza della medicina generale in pandemia

Il segretario regionale sfata inoltre alcune narrazioni secondo cui la medicina generale sarebbe stata assente durante la pandemia. “È un errore grave – spiega Agrusti – i nostri studi sono stati tra i pochi presidi sanitari a non aver mai sospeso l’attività. Più della metà dei medici deceduti per COVID-19 erano medici di medicina generale. Inoltre, questi professionisti hanno svolto un ruolo fondamentale nel tracciamento e nella vaccinazione, effettuando migliaia di tamponi e somministrazioni”.

Attrattività della professione, non dipendenza, per i giovani medici

Il problema, sottolinea Agrusti, non è trasformare i medici di famiglia in dipendenti del Servizio sanitario nazionale o regionale, ma rendere la professione più attraente per i giovani medici, incentivandoli a intraprendere questa carriera. “L’attrattività non si ottiene con la dipendenza – conclude – ma con migliori condizioni e riconoscimenti. Siamo comunque disponibili al dialogo e al confronto”.

La denuncia nazionale: fuori dalla questione giuridica il vero nodo

Dottor Scotti, in un’intervista rilasciata ad AdnKronos Salute, sottolinea che il dibattito sul ruolo giuridico sta nascondendo il problema più profondo: la narrazione negativa della medicina generale come fannullona, inefficace e sconfitta nella gestione del Covid. “Questo giudizio è falso e irriconoscente – afferma – una professione che, con mezzi limitati, ha gestito milioni di pazienti con sintomi, organizzandosi autonomamente in una situazione di crisi senza precedenti”.

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