Da due giorni occupa lo stallo per disabili, poi la scoperta: il pass apparteneva a un defunto
Trieste: scoperta donna che usava un contrassegno disabili falso, denunciata per uso di atto falso e sanzionata amministrativamente.
TRIESTE – Una pattuglia del Reparto Motorizzato della Polizia Locale di Trieste ha scoperto recentemente l’uso di un contrassegno disabili falso, esposto su un veicolo parcheggiato in stalli riservati a persone con mobilità ridotta. Il comportamento è stato notato davanti a un Distretto sanitario, dove lo stesso mezzo era rimasto in sosta per due giorni consecutivi.
L’intervento degli agenti
Avvicinatisi al veicolo, gli agenti hanno chiesto i documenti alla conducente, risultata figlia del titolare del contrassegno. Il pass, osservato da vicino, era palesemente una fotocopia plastificata. La donna dichiarava di averlo utilizzato perché l’originale era stato smarrito, ma la sala operativa comunicava che il padre, titolare del contrassegno, era deceduto da alcune settimane.
L’importanza del contrassegno
Questi documenti sono riservati a persone con gravi problemi di mobilità, certificati da una commissione medica, per facilitare spostamenti quotidiani come visite, farmacie o altri servizi essenziali. L’uso improprio del contrassegno, come nel caso di parenti che lo utilizzano senza diritto, priva chi ne ha realmente bisogno della possibilità di parcheggiare in sicurezza. Alla morte del titolare, il contrassegno deve essere restituito al Comune di rilascio, a Trieste presso la sede centrale della Polizia Locale in via Revoltella 35.
Conseguenze legali
La donna è stata denunciata a piede libero per uso di atto falso (art. 489 Codice Penale) e il contrassegno falsificato è stato sequestrato. Sul piano amministrativo, l’occupazione del parcheggio disabili senza diritto e l’uso improprio del contrassegno comportano una sanzione di 498 euro e 10 punti decurtati dalla patente (artt. 158 comma 2g e 188 commi 1-4 Codice della Strada).
Fase procedurale
Il procedimento penale è ancora nelle fasi preliminari. La responsabilità effettiva della donna sarà valutata nel corso del processo, senza che vengano fornite ulteriori generalità o elementi per identificare l’indagato.