Prelevata da scuola e portata in comunità per sospetti abusi del padre: la madre non la vede da mesi

Bimba di 8 anni portata in comunità: la madre non la vede da mesi. Il caso arriva in Parlamento con un’interrogazione.

03 dicembre 2025 12:59
Prelevata da scuola e portata in comunità per sospetti abusi del padre: la madre non la vede da mesi - Ansa
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TRIESTE – Una donna del Friuli Venezia Giulia denuncia di non poter vedere la propria figlia da diversi mesi dopo che, l’11 febbraio, la bambina di 8 anni è stata prelevata da scuola e trasferita in una comunità per minori. Una vicenda complessa, carica di dolore e contraddizioni, rilanciata dal Messaggero e dal Gazzettino e ora al centro di una interrogazione parlamentare firmata da otto senatori del Partito Democratico.

La denuncia della madre: “Non la vedo dall’11 febbraio”

La donna, alla quale è stata sospesa la responsabilità genitoriale, racconta di non avere più avuto contatti diretti con la figlia da oltre nove mesi. «Non vedo mia figlia dal vivo dall’11 febbraio, da quando sono venuti a prenderla a scuola per portarla in una casa famiglia», afferma, spiegando che l’unico contatto recente è stata una videochiamata di mezz’ora il 30 settembre.

Secondo la sua ricostruzione, la sospensione della genitorialità sarebbe stata decisa «sulla base di perizie redatte dagli stessi servizi sociali che in passato avevano autorizzato un’altra madre – protagonista di un tragico caso di cronaca – a vedere il figlio da sola».

Le accuse incrociate e le contestazioni

La donna sostiene di essersi rivolta alla magistratura dopo che la figlia le avrebbe confidato presunti abusi subiti dal padre. Ma la posizione della madre si è complicata quando è stata accusata di aver portato la bambina una decina di volte al pronto soccorso per visite ginecologiche ritenute eccessive e di aver screditato la figura paterna.

Secondo quanto riportato, questi elementi avrebbero portato il tribunale a sospendere temporaneamente la responsabilità genitoriale materna e a collocare la minore in una struttura protetta.

«È una tortura – racconta la donna –. Non posso vederla, non posso parlarle liberamente. Mi hanno tolto ogni possibilità di starle accanto».

L’intervento dei parlamentari: “Situazione lesiva per la minore”

A sollevare il caso in Parlamento sono otto senatori del PD, tra cui Valeria Valente, componente della Commissione d’inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere. Nell’interrogazione rivolta ai ministri della Giustizia e della Famiglia, i parlamentari denunciano una situazione che definiscono grave e potenzialmente lesiva per la bambina.

Nel documento si legge che la permanenza della minore in comunità è durata più del doppio del tempo inizialmente previsto, e che la struttura si trova in una provincia diversa da quella di residenza, insieme a minori di età compresa tra 12 e 14 anni e di varie nazionalità.

Secondo i senatori, questo collocamento rischierebbe di provocare «uno sradicamento totale dal suo ambiente familiare, scolastico e amicale», in contrasto con i principi di tutela del superiore interesse del minore.

Una vicenda ancora aperta

Il caso resta estremamente delicato, con valutazioni contrapposte e un quadro familiare complesso che dovrà essere chiarito nelle sedi giudiziarie competenti. Le istituzioni sono ora chiamate a verificare tempistiche, decisioni e modalità dell’allontanamento, mentre la madre continua a chiedere di poter riabbracciare la propria figlia almeno sotto supervisione.

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