Nella notte tra l’11 e il 12 marzo 2022, la Guardia di Finanza Italiana ha dato il via a una delle operazioni più discusse e complesse degli ultimi anni, colpendo direttamente il mondo del lusso e delle grandi fortune. Lo Sailing Yacht A, il più grande yacht a vela al mondo, allora in manutenzione nell’Arsenale di Fincantieri, è stato sottoposto a un provvedimento di congelamento amministrativo, trasferendo di fatto il controllo della nave allo Stato italiano. Questa mossa è stata la diretta conseguenza delle sanzioni imposte dall’Unione Europea nei confronti della Federazione Russa e di alcune personalità ritenute vicine a Vladimir Putin, nel contesto del conflitto tra Russia e Ucraina.
Una spesa milionaria
Il mantenimento dello yacht, insieme all’equipaggio, ha comportato per lo Stato italiano una spesa stimata in circa 18 milioni di euro in due anni, con un costo giornaliero fra i 20.000 e i 30.000 euro. Queste cifre potrebbero continuare a crescere a meno che non si risolva l’attuale impasse legale e politica.
Il nodo della proprietà
Al centro della disputa legale vi è la questione della proprietà dello yacht, attribuita all’oligarca bielorusso Andrey Melnichenko, il cui patrimonio è valutato da Forbes oltre i 21 miliardi di dollari. Melnichenko, attraverso i suoi legali, ha negato ogni diretto legame con la nave, affermando che lo yacht appartiene a un trust gestito da un fiduciario indipendente.
La battaglia legale
La questione è ora al vaglio della Corte di Giustizia Europea, dopo che il Tar del Lazio ha sollevato un quesito pregiudiziale sull’applicabilità delle sanzioni UE in questo caso specifico. La risposta della Corte potrebbe avere implicazioni significative non solo per il destino dello Sailing Yacht A ma anche per il principio di sanzioni internazionali e la loro applicazione.
La situazione dello Sailing Yacht A rappresenta un caso emblematico delle sfide poste dalle sanzioni internazionali, specialmente quando coinvolgono asset di lusso e strutture societarie complesse. Il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea sarà determinante per stabilire se lo Stato italiano potrà chiedere il rimborso delle spese sostenute o se dovrà accettare il peso finanziario di questa operazione di congelamento.
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