UDINE. Da questa mattina diverse strade della città di Udine sono invase da un lungo corteo di trattori che, per protesta, si stanno mobilitando anche in regione Friuli Venezia Giulia contro le politiche dell’Unione Europea. Molti sono partiti dallo stadio Friuli in direzione Piazza Primo Maggio altri si sono ritrovati in viale Vat. Il loro transito non è passato inosservato, tutti infatti suonavano clacson, richiamando l’attenzione della popolazione.
«I cortei di trattori che percorrono le strade regionali, italiane ed europee, sono il sintomo di un disagio reale. Un disagio che Cia-Agricoltori Italiani ha già portato in piazza, a Roma, il 26 ottobre scorso (ma lì, quelli dei trattori non c’erano…), sotto lo slogan: “Prezzi alle stelle, agricoltori più poveri” – dice Franco Clementin, presidente di Cia Fvg–Agricoltori italiani.
“Purtroppo, tra l’altro, constato che la composizione di questi cortei e la qualità dei manifestanti pare comprenda anche vari soggetti che poco o nulla c’entrano con l’autentico mondo rurale e le sue giuste rivendicazioni. Indubbiamente, per la prima volta, l’Unione Europea ha messo pesantemente sotto accusa il comparto agricolo (dal Regolamento sul taglio dei fitofarmaci, alla Direttiva sulle emissioni industriali che le equiparava a quelle degli allevamenti e alla Legge sul Ripristino della natura) creando un malcontento del quale, francamente, non si sentiva il bisogno”.
“In questo modo la Commissione europea ha sbagliato il tiro, seguendo un modello errato, perchè la transizione ecologica si fa con gli agricoltori non contro di essi. Senza l’adesione convinta degli agricoltori e dell’intero sistema agroalimentare, qualsiasi prospettiva di neutralità climatica diventa irrealizzabile. Comunque, gli imprenditori agricoli organizzati nelle loro associazioni, hanno sempre mantenuto un rapporto critico sì, ma anche costruttivo con le istituzioni che governano e dettano le regole al settore primario e a quello agroalimentare – prosegue Clementin -.
“Ora il punto è capire dove si vuole andare a parare. I sindacati agricoli accreditati, senza ombra di dubbio, sono significativamente rappresentativi e hanno una base sociale che produce la gran parte delle materie prime che finiscono sulle nostre tavole e negli impianti della trasformazione alimentare. Serve perciò non disperdere energie e non avere distrazioni sugli obiettivi da raggiungere: l’equo compenso nelle filiere; più limiti all’agrisolare a terra; un Piano strategico per la gestione delle risorse idriche; una Pac meno punitiva e più incentivante; una regolamentazione dell’uso dei fitofarmaci più realistica e centrata sulle diverse esigenze colturali e climatiche; uno sfoltimento significativo della burocrazia”.
“Lo si può fare in maniera concreta predisponendo con urgenza, cosa che la Cia ha sempre chiesto, dei Tavoli unitari di confronto, partendo dalle nostre comunità regionali e nazionali. Più che trattori in strada, dunque, servono idee nuove, proposte concrete e soluzioni rapide e giuste evitando di far crescere ulteriormente la rabbia e il malcontento nelle campagne», conclude il presidente regionale.