Il tema del gioco d’azzardo in Italia è tra i più caldi, come sempre, ed alimenta il dibattito spesso e volentieri. Recentemente, non a caso, si è tenuto un dibattito, uno dei tanti del periodo, dal titolo emblematico: “Il settore dei giochi e i nodi regolatori. Il riordino del territorio”, voluto da i-Com e IGT. Un’occasione utile dove sono stati approfonditi diversi aspetti relativi al modello del gioco terrestre, che ad oggi è sprovvisto di una normativa adeguata alla situazione.
Intanto un po’ di numeri: forte di un punto percentuale e più di PIL, il gioco in Italia ha un suo peso specifico e contribuisce a rimpinguare le casse dell’Erario, che anno dopo anno preleva dal gioco introiti notevoli. A ciò si aggiunga che il gioco, spesso e volentieri, corre in soccorso dello Stato di fronte alle emergenze, non ultima quella delle alluvioni in Emilia- Romagna. E ancora: il gioco, in Italia, si è trasformato in un fenomeno nazionalpopolare: 15 milioni di italiani giocano regolarmente, vale a dire il 25% di popolazione, di ambedue i sessi e senza grossi stravolgimenti tra giovanissimi ed anziani.
La ragione di una normativa all’altezza della situazione è dunque presto spiegata. Ma quali problemi attanagliano il gioco terrestre italiano? Ne parla Mario Lollobrigida, il direttore centrale giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, chiamata in primis a concorrere alla risoluzione del problema. Ed il problema, secondo Lollobrigida, è chiarissimo: è la concorrenzialità tra il settore terrestre e l’online, reo di essere a chilometro zero e quindi sempre fruibile, in ogni luogo – anche in quelli sensibili – e ad ogni ora. Insomma il meccanismo del distanziometro, così, si rende vano. Per Lollobrigida il problema è di natura politica.
Si è poi parlato di leggi regionali e distanziometro: “Un danno per le aziende e per la sicurezza dei giocatori – sottolinea Lollobrigida – poiché ampi spazi sono stati lasciati al gioco illegale”. Da qui l’auspicio per una diminuzione del distanziometro, da utilizzare altresì in maniera equilibrata e realistica; dei luoghi sensibili, da rivedere.
Al panel è intervenuto anche Marco Piatti, numero uno di Prisma, preoccupato come tanti addetti ai lavori per le misure adottate sul gioco terrestre: “Il distanziometro – ha detto – non è soluzione adeguata e al passo coi tempi. Genera effetti sulla rete distributiva di ogni natura, con una contrazione difficilmente compensabile degli introiti erariali, un calo di occupazione e di domanda di gioco”. Il punto di vista è di quelli scettici: da qui l’idea di creare una nuova rete distributiva più coerente al paese reale.
A chiudere il panel Roberto Alesse, numero uno di ADM. Alesse stesso ha sottolineato come “l’Agenzia da tempo lavori ad un piano di riordino di tutte le materie di sua competenza ed ha auspicato chiarezza, coerenza e modernità per la legislazione futura”. Non basta la riforma del gioco online, dunque: urge con tempismo anche quella del gioco terrestre. Per evitare di dilapidare un patrimonio che, a conti fatti, è di tutti.