TRIESTE – Il mistero che avvolge la scomparsa di Liliana Resinovich si infittisce, complicando ulteriormente l’indagine che sembrava in procinto di chiarirsi. Le ultime rivelazioni gettano nuove ombre sul caso.
Nuove ammissioni e dichiarazioni
La tensione attorno all’inchiesta è stata alimentata dalla dichiarazione spontanea di un giovane tecnico triestino che ha partecipato all’autopsia dell’11 gennaio 2022. L’uomo ha fatto presente agli investigatori la possibilità che una sua azione abbia causato una frattura alla vertebra toracica T2 di Liliana, tre anni dopo i fatti. Questo dettaglio potrebbe portare il pubblico ministero a convocarlo formalmente.
Frattura assente nella TAC, presente nella seconda autopsia
La lesione ossea non è stata riscontrata nella TAC del 8 gennaio 2022, ma è emersa durante una seconda autopsia. Questo solleva dubbi sul momento in cui la frattura è avvenuta: durante la procedura di preparazione anatomica o in un momento precedente? Le parti coinvolte mantengono posizioni contrastanti, con i consulenti della famiglia Resinovich che escludono un danno postumo, mentre la difesa del marito Sebastiano Visintin sostiene il contrario.
Analisi forense avanzata sui dispositivi
Nel frattempo, la difesa del marito sta valutando di sottoporre i dispositivi elettronici appartenuti alla donna a un nuovo esame forense. Questo lavoro sarebbe affidato a un perito esperto che utilizzerebbe tecniche digitali più avanzate per recuperare messaggi e dati cancellati prima del 2022. Si tratta di una strategia volta a individuare eventuali elementi finora sfuggiti all’attenzione.