Impatto dei dazi USA sul settore agroalimentare del Friuli Venezia Giulia
Confcooperative avverte: possibile calo del 30% nelle esportazioni
Impatto dei dazi sul settore agroalimentare
FRIULI VENEZIA GIULIA – La prospettiva di nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sui prodotti europei solleva preoccupazioni nel settore agroalimentare della regione. Secondo il Centro Studi di Confcooperative, un aumento delle tariffe doganali sul “Made in Italy” potrebbe provocare un incremento dei prezzi dei prodotti italiani sul mercato statunitense, con conseguenze dirette sulle esportazioni. Si stima un calo tra il 15% e il 30% per prodotti di punta come vino, formaggi Dop, ortofrutta, pasta e pomodoro trasformato.
Il kiwi friulano a rischio: l’80% finisce negli Usa
Uno dei settori più vulnerabili è quello del kiwi, per il quale il mercato statunitense rappresenta la principale destinazione. Livio Salvador, presidente della cooperativa Frutta Friuli di Spilimbergo, spiega che circa l’80% della produzione regionale viene esportata negli Stati Uniti. Con l’eventuale applicazione dei dazi, la competitività del prodotto potrebbe diminuire drasticamente, mettendo in difficoltà i produttori locali, che ogni anno vendono circa 16 mila quintali di frutta.
Il vino friulano teme un crollo della domanda
Anche la situazione per il settore vinicolo è preoccupante, poiché negli ultimi mesi si è registrato un notevole aumento della domanda dagli Stati Uniti. Flavio Bellomo, di Vini La Delizia, conferma che nel 2024 le esportazioni sono cresciute dell’11%, con una particolare crescita per il Prosecco. Il mercato statunitense assorbe il 50% della produzione vinicola regionale, contribuendo a compensare il calo delle vendite in altre regioni, come l’Europa orientale, colpita dalla crisi geopolitica in Ucraina.
Secondo gli esperti del settore, l’introduzione dei dazi potrebbe minare la competitività del vino friulano, spingendo i consumatori americani verso alternative locali o di altri paesi produttori, come il Cile o l’Australia.
Rischi per l’intero comparto agroalimentare
L’allarme arriva anche da Venanzio Francescutti, presidente regionale di Fedagripesca, che raggruppa 108 cooperative agricole con un fatturato totale di 639 milioni di euro. «Il mercato nordamericano è attualmente uno dei più dinamici per l’agroalimentare italiano, specialmente considerando la crisi che ha colpito la Germania. Una guerra commerciale tra Unione Europea e Stati Uniti avrebbe un impatto diretto sulla competitività dei nostri prodotti, aumentando i costi logistici e riducendo i consumi, anche all’interno dell’Europa».
Anche settori non direttamente coinvolti dai dazi seguono attentamente la situazione. Alessandro Leon, presidente dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, sottolinea che il vivaismo viticolo non sarebbe direttamente colpito, ma potrebbe risentire negativamente di una potenziale contrazione del mercato vinicolo. La società, leader nella produzione di barbatelle, ha una filiale negli Stati Uniti con un giro d’affari di 16 milioni di euro, e teme conseguenze sulla domanda di piante per nuovi impianti.
L’export agroalimentare italiano verso gli Usa vale 6 miliardi
Secondo Maurizio Gardini, presidente nazionale di Confcooperative, l’impatto dei dazi sarebbe devastante per il comparto agroalimentare italiano. «Gli Stati Uniti sono il terzo mercato di destinazione dell’export agroalimentare italiano, con un valore annuale di circa 6 miliardi di euro. L’introduzione dei dazi potrebbe tradursi in una perdita di fatturato stimata tra 1,5 e 2 miliardi di euro all’anno».
L’eventuale applicazione di tariffe doganali danneggerebbe quindi interi settori produttivi, riducendo la competitività dei prodotti italiani e costringendo molte aziende a rivedere le proprie strategie commerciali. Il settore agroalimentare del Friuli Venezia Giulia, fortemente orientato all’export, corre il rischio di subire le conseguenze più gravi.