Gorizia è anche Collio, Isonzo e Carso. Nell’ottica della capitale della cultura europea sarà importante far conoscere il Carso e le unicità che lo compongono. In questo ambito è stato un vero piacere incontrare lo speleologo Graziano Cancian che mi ha mostrato il recente studio che è appena stato pubblicista su una importante rivista internazionale che tratta di studi approfonditi e verificati legati al Carsismo – questo il commento di Fabrizio Oreti, Assessore alla Cultura del Comune di Gorizia.
Con il prezioso supporto di PromoturismoFVG – ha continuato Oreti – sarà utile far conoscere la zona carsica e questi studi sono utili in tal senso per approfondire la conoscenza e la promozione di una zona che merita di essere visitata visto il contesto internazionale che ci attende.
Vista la particolarità del nostro Carso, in futuro, si potrebbe creare un convegno con studiosi di tutto il mondo per approfondire i vari temi che riguardano lo sviluppo del Carsismo in superficie e sotterraneo per un approccio culturale e turistico della zona che merita di essere valorizzata vista che la storia e l’ambiente naturale che lo interessano.
In questo ambito, recentemente, nella rivista internazionale Acta Carsologica, sono stati pubblicati i risultati di un’importante ricerca riguardante due grotte del Carso Goriziano. Qui, per la durata di tredici mesi, è stato eseguito il monitoraggio delle concentrazioni dell’anidride carbonica, del gas radon e della radioattività. Le ricerche sono state compiute da Graziano e Damiano Cancian e da Stefano Rejc, nell’ambito delle attività del Centro Ricerche Carsiche Seppenhofer.
Lo studio dell’anidride carbonica nelle grotte è particolarmente importante per quanto riguarda i fenomeni carsici, infatti, la sua presenza nelle acque di percolazione e nell’aria può determinare la corrosione della roccia oppure la formazione di concrezioni come stalattiti e stalagmiti.
Il radon, invece, è un gas naturalmente presente nella crosta terrestre. Fuoriesce dalle rocce o dai terreni e poi si diluisce nell’atmosfera.
Poiché è più pesante dell’aria, però, tende ad accumularsi nei punti più depressi, dove il ricambio d’aria è scarso o nullo. Questo fenomeno, ad esempio, può accadere in certe parti delle grotte.
Come primo risultato, il monitoraggio ha dimostrato che anidride carbonica e gas radon hanno lo stesso andamento durante l’anno, perciò “viaggiano assieme”.
In particolare, le loro concentrazioni sono basse nei mesi freddi, ma aumentano velocemente nei mesi caldi, quando la temperatura esterna supera quella delle grotte.
La presenza del radon nelle grotte del Carso non è certo una novità, infatti delle misure sono state eseguite anche in passato da altri ricercatori, però, spesso, si trattava solo di misure puntuali, fatte durante qualche momento dell’anno. Nel nuovo studio, invece, i dati sono stati raccolti regolarmente ogni mese, per un oltre un anno.
E’ interessante ricordare, inoltre, che le concentrazioni di questo gas nelle cavità naturali sono molto variabili e di conseguenza, se si considera che le grotte censite nel Friuli Venezia Giulia sono oltre ottomila, si può dire che questo tipo di ricerche sono ancora agli inizi. Si ricorda, poi, che diversi ricercatori, anche a livello mondiale, ipotizzano che certe anomalie del radon possano essere usate per la previsione di eventi sismici.
Per ora l’argomento è ancora controverso, o meglio non vi sono ancora certezze e formule definitive. In ogni caso, su questi temi vi è un crescente interesse. Per questo motivo, è opportuno un ampliamento dei monitoraggi e la diffusione dei dati raccolti.
Si può anticipare, inoltre che, dopo il monitoraggio di tredici mesi, le ricerche sono proseguite ed entro breve saranno pubblicati altri risultati.