Progetto della cabinovia triestina otto una bandiera nera da Legambiente
TRIESTE – La cabinovia metropolitana che collega il Porto Vecchio di Trieste con l’altopiano del Carso ha ottenuto una delle tre bandiere nere assegnate in Friuli Venezia Giulia da Legambiente, nell’ambito della Carovana delle Alpi. Questa decisione mette in evidenza le criticità delle scelte urbanistiche e ambientali della giunta comunale triestina, accusata di trascurare gli impatti sul territorio e di portare avanti un’opera altamente contestata e discutibile.
Una bocciatura pesante da parte di Legambiente
Ogni anno Legambiente analizza lo stato dei territori montani dell’arco alpino, assegnando bandiere verdi a progetti virtuosi e sostenibili e bandiere nere a quelli ritenuti dannosi per l’ambiente o gestiti con superficialità. Quest’anno il Friuli Venezia Giulia ha ricevuto 4 bandiere verdi e 3 nere, tra queste ultime spicca proprio quella attribuita al progetto della cabinovia triestina. Il motivo della bocciatura? Secondo Legambiente si tratta di un progetto “fantasmagorico e contestatissimo” che rischia di compromettere aree tutelate del Bosco Bovedo, un habitat unico in Europa dove convivono specie mediterranee e alberi di rovere.
Stime e iter del progetto poco trasparenti
L’iter di approvazione della cabinovia è stato caratterizzato da delibere frettolose, mancato rispetto delle procedure e assenza di trasparenza. Il costo stimato inizialmente in 61 milioni di euro è già considerato in crescita, mentre mancano dati certi sulla sostenibilità economica del progetto e sulla sua futura gestione. La Zona di protezione speciale e il Sito di Interesse Comunitario del Bosco Bovedo rischiano di essere danneggiati da un’opera che sembra più rispondere a una logica spettacolare che a reali esigenze di mobilità sostenibile.
La cittadinanza allarmata si oppone
Diverse realtà locali hanno manifestato la loro opposizione al progetto, sottolineando non solo gli impatti ambientali ma anche la mancanza di dialogo da parte delle istituzioni. Un’opera invasiva, che secondo i critici non migliora realmente la mobilità urbana ma rappresenta un intervento di immagine che rischia di compromettere ecosistemi fragili e paesaggi unici.