«Sulla carta il 2024 potrebbe rivelarsi un anno positivo per la suinicoltura del FVG, anche se non mancano le incognite, a partire dalla diffusione della Peste suina africana. Un altro elemento di incertezza è legato ai consumi, in quanto i prosciutti crudi sono stati messi a stagionare con costi di acquisto delle cosce particolarmente elevati: a quali prezzi dovranno essere posti in vendita per garantire marginalità? E il consumatore acquisterà?», sono le previsioni e i dubbi di David Pontello, suinicoltore e responsabile della Sezione zootecnica di Confagricoltura Fvg.
Uno scenario che potrebbe avere delle ripercussioni sul mercato del vivo che, però, per Pontello sono poco giustificate. «L’offerta di suini disponibili continua a essere scarso e il prezzo di mercato che viene espresso da agosto a questa parte non è veramente il frutto di domanda e offerta, ma è più una scelta politica. Si tenga conto, inoltre, che le difficoltà degli anni passati e le nuove complessità burocratiche e normative hanno spinto molti allevatori a chiudere. In Friuli VG, a esempio, i capi allevati nel 2023 sono stati poco più di 224mila, a fronte dei quasi 268mila dell’anno precedente, con una riduzione di quasi il 9%».
Anche gli equilibri internazionali potrebbero influire sui fattori produttivi, a partire dai prezzi di cereali e semi oleosi (soia). Sullo sfondo, altri elementi di incertezza. «Abbiamo difficoltà a reperire manodopera specializzata, con la conseguenza che le scrofaie fanno fatica a sopravvivere e gli investimenti nel settore sono fermi per le incertezze delle normative legate al benessere animale e la spada di Damocle della legislazione sulle emissioni in atmosfera, in cui per ora gli allevamenti di suini sono il capro espiatorio in luogo del comparto bovino. Tutti fattori di insicurezza sul futuro».
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